Scoprite l'Istria centrale

Pisino è la sede amministrativa della Regione Istriana. Già dal XIX secolo, principalmente per la sua posizione centrale (ma anche per l’importanza), si è meritato l’appellativo di “cuore dell’Istria”. L’affascinante immagine della fortezza medioevale di Pisino (Castello), situata a 130 metri su uno strapiombo sotto il quale il fiume Pazinčica entra nella Grotta di Pisino, ha inspirato lo scrittore Giulio Verne ad ambientare proprio in questo posto in questo posto una parte del romanzo “Matthias Sandorf” pubblicato nel 1885

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Città e dintorni

  • Beram (Vermo)

    Beram (Vermo) è uno dei luoghi in Istria che furono costantemente popolati per un lunghissimo periodo. I dati delle ricerche sulla necropoli preistorica sui pendii meridionali di Beram provano, con certezza, che in quest’area esisteva un abitato addirittura nell’Età del ferro.Il colle conico soprastante la valle fertile fu il luogo ideale per costruire un abitato – castelliere, circondato dalle mura semplici e grossolane che seguivano la configurazione del terreno. Sulle rovine delle mura successivamente venivano costruite le fortezze romane e i castelli medievali.Tutt’oggi a Beram è conservata la posizione radiale delle vie fondata nei tempi preantichi.

    Il castelliere di Beram, nella sua prima fase ( fino al VII secolo a.C.), comprendeva, all’incirca, il territorio odierno dell’abitato. Tutt’oggi, gli stessi ingressi dell’abitato portano i nomi di Porta Maggiore e Porta Minore.Al di fuori del castelliere, sulla parte meridionale del colle, esisteva la necropoli – luogo dove si seppellivano e bruciavano i defunti. Col passare del tempo, il castelliere si allargava anche sulla parte meridionale e così la necropoli usciva fuori delle mura.

    Beram - la fortificazione medievale sulla seconda linea della difesa della Contea di Pisino
    Nei documenti scritti Beram viene nominato per la prima volta nel 911, nell’atto di donazione del re Berengar al vescovo di Trieste. Nel medioevo viene fortificato con bastioni sopra i quali spiccava una torre di guardia quadrangolare, sul sito dell’odierna chiesa parrocchiale, dalla quale un passaggio segreto conduceva alla grotta Jamorine, accanto al torrente, ai piedi del colle.

    Nonostante Beram appartenesse, nel senso ecclesiastico, alla Diocesi di Parenzo, fece parte integrante della proprietà dei conti di Gorizia e, successivamente, della Contea di Pisino e fu definito come castello, mentre dal 1578 come cittadina. Nei numerosi conflitti di guerra tra la Contea di Pisino, che si estendeva sul territorio centrale dell’Istria con il centro a Pisino, e Venezia, che ebbe dominio sulla vicina Montona e su tutta la costa istriana, il castello di Beram svolgeva un ruolo importante e per questo spesso era sottoposto ad attacchi e distruzioni.

  • Gračišće

    Fino ad una quindicina d'anni fa si pensava che questa antica cittadina che si innalza sopra il montuoso paesaggio dell'Istria centrale fosse aggirata dai cambiamenti contemporanei. La vita qui sgorgava già nella preistoria ed il nome Gallignana le fu dato, dicono, più di due millenni fa dagli antichi Galli.
    Una vita più intensa da queste parti fu portata dagli Slavi il cui patrimonio spirituale si riconosce tuttora nel nome del monte- Perunčevac, denominato secondo il dio supremo degli Slavi Perun, e nella santificazione millenaria di Svantovid dal quale, secondo alcuni, proviene san Vito dei cristiani, protettore della parrocchia di Gračišće.

    Oggi Gračišće è il centro dell'omonimo comune che si estende su una superficie di circa 60 chilometri quadrati in cui vivono circa 1500 abitanti. Il paesaggio ben conservato ha stimolato alcune famiglie a cominciare ad occuparsi di agriturismo mentre la devozione tradizionale alla produzione del vino ha prodotto una già tradizionale mostra annuale dei vini dai vigneti dell'Istria centrale. La bellezza e la singolarità dei monumenti del patrimonio storico-culturale nel paesaggio conservato sono i valori più importanti di Gračišće che ogni giorno viene visitata da più persone interessate non solo a vedere la Mostra dei vini dell'Istria centrale, la festa di San Vito o il festival dei sonatori sulle armoniche a bocca „Zasopimo na organić“ ma ci arrivano sempre più gli entusiasti che nell'antica città trovano la tranquillità che si respira per le vie circondate da antichi palazzi nel comune corso verso l'alto campanile del XVIII secolo e la chiesa parrocchiale che risale allo stesso periodo. In quel luogo attende tutti un grande premio: dal prato accanto alla chiesa, come da una loggia solenne, si apre una larga, probabilmente la più bella vista sull'ampio paesaggio dell'Istria montuosa che all'orizzonte si unisce con le cime dell'orgoglioso Monte Maggiore.

  • Boljun

    A causa delle caratteristiche naturali, sia nel passato che oggi, nella zona esistono tante particolarità. L’inaccessibilità alla zona e il suo isolamento furono causa del minimo influsso romano in quest’angolo lontano della loro provincia.

    Le gole invalicabili ad est, rafforzate con delle fortificazioni difensive diffuse attentamente (Gradina, Paz, Šabec, successivamente Belaj, Posrt), nel medioevo rappresentavano il confine inconquinstabile con cui il margravio istriano proteggeva il territorio del proprio potere, insieme a Boljun, Lupoglav, Roč, Črni e Beli grad a nord, nonché Letaj, Barban, Rakalj e Sutivanac a sud.

    L’influsso lento di tutti i cambiamenti della civiltà moderna nei villaggi appartati che, fino a poco tempo fa non erano collegati con delle buone strade, ha portato alla depopolazione e all’abbandono totale di alcuni villaggi, ma, dall’altra parte ha portato alla conservazione di numerose particolarità etnologiche e stili di vita che, nelle altre parti dell’Istria da tanto tempo fanno parte del passato. Se cercate la vera Istria rurale – siete nel posto giusto.

  • Cerovlje

    Cerovlje è il paese centrale di un grande comune che si estende lungo il paesaggio collinare a nord est di Pazin ed è formato da numerosi antichi borghi: Draguć, Grimalda, Gologorica, Paz, Borut, Pazinski Novaki...

    Le caratteristiche naturali sono la causa delle particolarità, anche storiche, di questa parte dell'Istria. L'irraggiungibilità e l'isolamento geografico sono stati il motivo per la minima influenza romana in questo angolo lontano della loro provincia. Nel Medioevo questa zona era difficilmente raggiungibile anche grazie alle fortificazioni difensive (Gradina, Paz, Sabec, Belaj, Posrt) che proteggevano la Contea di Pisino insieme a Boljun, Lupoglav, Rozzo, Črni i Beli Grad a nord e Letaj, Barban, Rakalj e Sutivanac a sud.

    I cambiamenti industriali e sociali non hanno raggiunto questi posti all'inizio del 20. secolo portando allo spopolamento. Questo però ha aiutato la salvaguardia di numerose caratteristiche etnologiche e dello stile di vita. Se siete alla ricerca dell'Istria autentica - siete al posto giusto.

  • Draguć (Draguccio)

    Dietro ai sette monti, nell’ interno più profondo dell’Istria, a metà strada tra Pisino e Pinguente, emerge all’improvviso – Draguccio. Situato in mezzo al niente e ristretto sul dorso di un monte vi attrae semplicemente con le sue armoniose vedute antiche.

    Per via di tanti film che sono stati registrati in questo luogo e per le numerose star del cinema che camminavano per le sue vie è già da tanto che lo hanno soprannominato – la Hollywood istriana. Ma Draguccio non sono soltanto le quinte di un film.

    La sublime varietà di colori delle chiese ornamentate con affreschi e del loro tesoro ecclesiastico sono meta di escursionisti curiosi mentre le confortevoli strutture di alloggio offrono possibilità pure a voi di essere protagonisti nel silenzio che vi circonda. Silenzio – si gira!

    Il Draguccio odierno è sorto intorno all’omonimo Castello medioevale che oggi è quasi completamente inserito nell’architettura delle epoche successive. Viene menzionato nel 1102 sotto il nome di Dravuie nell’atto di donazione del margravio istriano Ulrico ai patriarchi d’Aquilea e successivamente, come parte della Contea di Pisino diventa proprietà dei Conti di Gorizia e poi degli Absburghi.

    Veniva spesso attaccato dai Turchi e dai Veneziani che bruciavano e distruggevano il borgo intorno al castello, e quando alla fine, nel 1523 passò a Venezia – lo facevano pure  gli Uscocchi e gli Austriaci. Le distruzioni causate dalle guerre sono poi state riprese più volte dalla peste finendo con la colera nel 1855 che ha decimato gli abitanti.

    È un vero miracolo che la cittadina sia sopravvisuta e che si siano conservate tante costruzioni fino ad oggi.

  • Rakotule (Racotole)

    È il nome comune per alcuni piccoli villaggi e casali nell'odierno comune di Karojba (Caroiba) situati al nord lungo la strada che da Caroiba porta verso Višnjan (Visignano): Konobari, Kramari, Kuzmi, Martineli, Milići, Močitad, Nadalini, Pahovići, Pupičići, Radoslavi, Rapki e Špinovci. Il villaggio Špinovci è l'unico che non fa parte della parrocchia di San Rocco ma della parrocchia di San Vitale. Il centro della parrocchia è rappresentato dall'omonima chiesa la cui armoniosa torre di pietra si nota appena si gira dalla strada principale in direzione di Racotole.

    Il villaggio di Racotole viene menzionato per la prima volta nel XIII secolo. Il nome italiano Racotole di Montona ci fa notare la stretta connessione con la vicina Montona che da queste parti si può vedere „come sul palmo della mano“. La citata connessione risale nel lontano passato quando le famiglie nobili di Montona possedevano da quelle parti i propri poderi: Dolzan, Pramperga (oppure Pamperga), Polesini e Barbo. Inoltre, a Racotole aveva i propri poderi il Capitolo di Montona a cui sembra portasse maggior rendimento il bosco sui pendii verso il torrente Krvar. Il legname veniva trasportato attraverso il fiume Quieto fino al mare e quindi fino a Venezia e veniva usato per la costruzione della solida flotta veneziana che aveva il potere sull'Adriatico.

  • Karojba (Caroiba)

    Le colline boscose nell'entroterra di Caroiba, intorno alle sorgenti Valigaštar e Vrućak, sono piene di località storiche insufficientemente espolorate. Hadum-brig, Krč, Liretov brig, Glogovac, Šublenta...tutte queste colline erano popolate già nella preistoria, più volte devastate fino alle fondamenta, cossichè anche per gli storici oggi è difficile unire tutte queste schegge in un'unica storia. La maggior parte degli storici, comunque, è d'accordo sul fatto che nell'antichità, intorno alla sorgente Valigaštar, era ubicato un campo militare romano, nelle vicinanze del quale c'era l'incrocio delle strade romane, e probabilmente il nome odierno di Caroiba proviene dal nome Quadrivium - l'incrocio.

  • Kringa (Coridigo)

    A cinque chilometri più a sud di Tinjan sul posto di un castelliere dall'età del ferro e più tardi di una fortificazione romana si trova Kringa, il secondo borgo per grandezza nel Comune di Tinjan. Tra gli oggetti scoperti dall'età della pietra spiccano strani, quasi artisticamente lavorati idoli. Nelle fonti scritte Kringa viene menzionata dal 1102 sotto il nome di Curitico o Coriticum. Nel medioevo fa parte integrante della Contea di Pisino.

    Nel centro dell'abitato c'è la chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo del 1787, mentre la piazza è ornata da due pozzi di pietra rusticali e da un albero di bagolaro. Proviene da Kringa il noto sacerdote istriano e lavoratore pubblico Božo Milanović (1890-1980), uno dei rappresentanti dell'Istria alla conferenza di pace a Parigi nel 1946 nella quale si decideva sul destino dell'Istria nel dopoguerra. È dedicata a lui la targa commemorativa sull'edificio in cui viveva e operava. Questo piccolo borgo ha altre tre minori ma più antiche chiesette che possiamo visitare durante una breve passeggiata circolare: la chiesa di Santa Anna del 1558 al cimitero, quella di Santa Caterina e la chiesa da San Antonio Abate nonché il calvario rustico costruito nel 1876.

    Jure Grando e i nove coraggiosi
    Jure Grando è il primo nome registrato nei documenti di un vampiro europeo. Il racconto dello scrittore Janez Weikard Valvasor ci descrive la storia e la morte di Jure Grando nel 1672. Jure Grando viveva a Kringa, un piccolo paese istriano. Nel 1656 muore e viene sepolto ma già la prima notte dopo la sepoltura esce dalla tomba e comincia a bussare alle porte delle case di Kringa dove, pochi giorni dopo, moriva qualcuno. Visitava anche la sua vedova per costringerla ai doveri coniugali.

    Dopo sedici anni di terrore, il governatore Miho Radetic ha trovato nove abitanti coraggiosi di Kringa che hanno aperto la tomba di Grando trovando il corpo completamente conservato e le guance rosee. Non sono riusciti a conficcargli il paletto di albaspina nel petto, ma lo hanno decapitato e sepolto. Grazie a quest'azione, Jure Grando non ha mai più molestato gli abitanti di Kringa.

  • Lindar (Lindaro)

    Mentre dal nord-est ci avviciniamo a Pisino , prendendo la strada che attraversa la valle del torrente Pazinčica, scorgeremo davanti a noi, in cima ad un colle, il campanile di Lindaro che fa capolino da un fitto bosco, come se ci osservasse. Ci ricorderemo di questo quando faremo visita a questo antichissimo borgo. Questa spiccata posizione di guardia fu di sicuro uno dei motivi principali della fondazione di Lindaro, che una volta era una fortificazione circondata dalle mura e dalle torri che difendeva l’accesso al castello di Pisino, dal quale dista appena 2,5 chilometri. Per lo stesso motivo gli studiosi dell’antichità sostengono che, probabilmente sullo stesso posto, esistesse un abitato preistorico, ma fino ad oggi non ne hanno trovato prove materiali solide, tranne i frammenti ceramici e un pezzo di un oggetto di ferro sul colle vicino dove oggi si trova il cimitero di Lindaro.

    Dal punto panoramico di Lindaro i difensori osservavano innumerevoli vicende tumultuose che succedevano nella valle sottostante: videro il conte di Veglia, Ivan Frankopan, che nel 1463 insieme ai propri soldati devastò Cerreto e Arezzo di Pisino e si avviò verso il castello di Pisino che alla fine non attaccò ma girò in direzione di Cassierga e Sovignacco, luoghi che erano meno difesi. Seguivano le avanzate e i movimenti dei turchi che nel 1501 si accamparono nelle immediate vicinanze di Lindaro, nei pressi dell’odierna strada verso Presani. Inoltre, seguirono con trepidazione l’azione del capitano Lazarić, all’alba del 1813, quando con soli 47 soldati e con l’aiuto di tanta gente del paese, che ebbe il compito di produrre rumore, attaccò l’esercito francese, ai piedi di Lindaro, e lo costrinse a scappare in direzione di Pisino, e in questo modo fece che l’intera Istria ritornasse sotto il dominio austriaco. Si narra che anche le donne di Lindaro contribuirono allora all’astuzia bellica del capitano Lazarić mettendo i propri fusi a spiccare dalle mura creando cosi l’impressione agli attaccanti di avere a che fare con una fortificazione ben difesa.

    A Lindaro, da tempi immemorabili, era in uso il glagolitico, ovvero – la più antica scrittura slava. Oltre alle iscrizioni originali in glagolitico, incise sulla pietra, nelle chiese di San Martino e San Sebastiano e dei Santi Ermacora e Fortunato, sono stati annotati anche i graffiti realizzati sugli affreschi nella chiesa di Santa Caterina.I registri anagrafici di Lindaro, dalla loro introduzione nel 1590 fino al 1667, furono altrettanto scritti in glagolitico, e a Lindaro, nel XV secolo operò il sacerdote glagolitico Petar Fraščić che ci lasciò in eredità l’unico finora noto salterio glagolitico commentato che, nel 1463 scrisse per “il prete Matija di Cubed”.

  • Lupoglav (Lupogliano)

    Lupoglav è situato all'incrocio delle strade dove, dalla direzione Trieste-Fiume si dirama la strada che porta verso il centro della penisola. Oggi è il centro del comune che si estende fino ai pendii di Monte Maggiore e di Ciceria, e a sud fino a Boljunsko Polje (Piani di ogliuno). È un abitato pieno di case autonome, costruite recentemente e situate intorno alla strada, ma senza una riconoscibile verticale del campanile, che negli altri abitati dell'Istria ci indica subito il loro centro. Come mai? Per poter capire la situazione odierna è necessario innalzare lo sguardo verso i pendii ripidi della Ciceria e cercare, con lo sguardo, l'altura sulla quale già nella metà del 17 ̊ secolo si innalzava il castello Mahrenfels, la sede della Signoria di Lupogliano. Il castello era ubicato a circa 1,5 km ad est dall'odierno abitato.

  • Pićan (Pedena)

    Pican, Petina, Petinum, Pedena, Penna, Biben, Pyben, Piben, Piebn, Piebnn, Pitchann....
    Che cosa si nasconde nel suo nome? Talvolta non è semplice seguire le tracce di Pićan (Pedena) nelle fonti storiche siccome si nasconde sotto i vari nomi. L'origine del nome Petina (Quinto) alcuni associano all'ipotesi che il Vescovato di Pićan era il quinto nel mondo e nel nome pet (cinque) ne trovano la radice celtica.

    Pićan venne sicuramente abitato nella lontana preistoria. Le parti piu' antiche del castelliere istrico si trovarono sul monte Kalvarija, più a nord dell'abitato odierno, e si suppone, quindi, che fosse abitato dalla tribù celtica Secusa. Nell'età romana, probabilmente nella stessa zona,strategicamente ben scelta, era situata la base militare e l'abitato Petina.

    C' erano autori che proprio con Pićan collegavano il nome Pucinum che Plinio e Ptolomeo usavano per nominare la fortificazione nell'Istria centrale conosciuta anche nella corte Romana per il particolarmente buon vino. La moglie dell'imperatore Augusto , Livia, era convinta che la sua longevita era legata proprio al fatto che beveva esclusivamente quel vino. Oggi la sola traccia visibile che dimostra la presenza romana è la scritta sulla pietra del montante della porta di fronte alla torre che menziona un certo Lucio Caonali dalla famiglia Pupinio che incontriamo anche altrove in Istria (Coridigo, Pola, Parenzo, Capodistria, Trieste).

    Nel periodo della dominazione Bizantina Pićan fu il centro amministrativo della parte centrale dell'Istria. Dalla tarda antichità fino alla fine del 700 a Pićan si trova la sede dell'omonimo vescovato, uno dei primi ma anche tra i più piccoli nel mondo cristiano in generale.

  • Sveti Lovreč (San Lorenzo del Pasenatico)

    Nell'immediato entroterra di Orsera e Parenzo si trova San Lorenzo del Pasenatico - una delle città medievali fortificate meglio conservate in Istria. La città prende il nome dalla chiesa di San Lorenzo che risale al 8° secolo. Il campanile romanico è stato annesso nel 11° secolo e si trova al cimitero del paese.

    La zona era popolata nella preistoria e questo è evidente dalla forma circolare del castelliere. Nel periodo bizantino San Lorenzo del Pasenatico aveva già le mura e le torri di difesa che sono state accuratamente restaurate più volte. Oggi, la maggior parte delle fortificazioni rimaste proviene dal periodo veneziano quando San Lorenzo del Pasenatico era il centro militare per tutta l’Istria.

  • Sveti Petar u Šumi (San Pietro in Selve)

    Sveti Petar u Šumi prese il nome dal monastero benedettino che venne citato nei documenti storici dal 1174 con l'aggiunta di un'annotazione poco chiara da cui risulta che esisteva già da cinquant'anni. A differenza da altri borghi e città istriane dove l'abitato veniva formato in cima,insieme alla chiesa e al campanile, e, ai bordi del colle si susseguivano case, a San Pietro in Selve non esistevano case intorno alla chiesa o al monastero ma gli abitanti vivevano un po' più lontano, nei paesini sparsi, situati accanto ai campi e ai vigneti e ai bordi delle doline carsiche piene di terra rossa che coltivavano, proprio come lo fanno tutt'oggi.

    Le leggende narrano che a San Pietro in Selve soggiornò il re d'Ungheria Salomon (+1089) in seguito alle lotte dinastiche e alla sua caduta dal trono, e, inoltre, il monastero fu connesso al ramo istriano dei Conti di Gorizia che dal XIII al XV secolo risiederono a Pisino, mentre nel monastero di San Pietro in Selve, che regolarmente soccorrevano, presumibilmente ebbero le tombe familiari.

    Dal periodo dei monaci benedettini fu conservato solo un libro latino in scrittura carolina che risale al XI o all'inizio del XII secolo , e risale allo stesso periodo il Frammento di San Pietro in Selve – la pietra ritrovata nel muro demolito del monastero sulla quale sono incisi caratteri glagolitici e cirillici – ciò dimostra che in quell'epoca venivano usate tutte e tre le scritture.

  • Tinjan (Antignana)

    Tinjan era da sempre una cittadina al confine. Nell'età Romana Attinianum custodiva i confini dell'agro Parentino verso l'interno della penisola che non era sufficientemente romanizzata e sorvegliava la strada verso Tarsatica. Nel medioevo diventa uno degli appoggi dei poderi di Pisino di Majnard Črnogradski e con il Castello di Pisino tramite il legame matrimoniale comincia a far parte dei conti di Gorizia ai quali la fortificazione di Tinjan difendeva il confine ovest, spesso attaccato, verso i poderi del patriarca di Aquilea cosi come dal 1374 fino all'arrivo di Napoleone difendeva il confine ardente ai suoi nuovi proprietari- la famiglia imperiale Absburg della Contea di Pisino verso i poderi di Venezia. Nonostante fosse sul confine, Tinjan non era una semplice fortificazione ma dal 1578 viene denominata - città.

    Oggi Tinjan è il luogo che custodisce con orgoglio il proprio passato e la tradizione sia per quanto riguarda i simboli del paese – muro a secco di pietra e pozze, falcetti e roncole , patrimonio folclorale ed edile, tradizione orale e leggende, sia per quanto riguarda le delizie gastronomiche come il prosciutto istriano. La tradizione della produzione del prosciutto istriano di altissima qualità oggi a Tinjan e nei suoi dintorni è custodita da alcuni prosciuttifici registrati e nel 2006 Tinjan si è proclamato il Comune del prosciutto istriano.

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